Dal pizzo alla droga e agli investimenti internazionali delle mafie
Oggi il cosiddetto “pizzo” si pratica solo nei territori originari delle organizzazioni mafiose per rammentare alla popolazione che il gruppo esiste ancora, anche se non sembra più dedito ad atti eclatanti.
Per alcune consorterie la tangente dei cento euro mensili del parrucchiere di quartiere non ha significato, se messo a confronto con i mostruosi proventi del traffico di cocaina, delle corruzioni e degli investimenti immobiliari fatti in giro per il mondo.
Le somme incamerate dalle associazioni mafiose grazie al traffico di stupefacenti, oggi si trasformano in investimenti internazionali, fatti in particolare dalle consorterie ‘ndranghetiste attraverso i Locali (cioè l’unità organizzativa minima della mafia calabrese), sparsi – letteralmente – nei cinque continenti.
Si acquistano immobili importanti, come case e ville di lusso, palazzi, casinò, alberghi, ristoranti, bar, pub e via dicendo, e si individuano aziende in odore di fallimento in cui l’organizzazione immette una tale liquidità che le consente, di fatto, di impossessarsene.
Si corrompono politici, uomini delle istituzioni, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine. Tutto questo inquina profondamente l’humus dell’economia legale in quanto scompare la certezza di poter operare con procedure lineari e legali. L’economia sporcata dalle mafie non è una linea retta, è una linea spezzata in mille punti.
Ed è qui che interviene un’altra delle grandi svolte che confermano la spregiudicata capacità delle mafie di adeguarsi alla società che cambia: irrompono le tecnologie informatiche e il web.
Fonte ilfattoquotidiano.it
CAPIRE LA MAFIA
Quali sono e come funzionano le grandi organizzazioni criminali
Saggio di Piernicola Silvis
Prefazione di Tano Grasso
In libreria dal 12 maggio
Edito da Luiss University Press

“Poche organizzazioni sanno leggere il presente e scrutare il futuro come le mafie. Lo fanno per anticipare i tempi e pianificare le attività, perché una delle caratteristiche che le contraddistinguono è la capacità di adeguarsi velocemente ai nuovi scenari economici e sociali, in questo anticipando quasi sempre l’azione dello Stato. La mafia non va studiata, deve essere interpretata. La mafia va capita.”
Che la mafia sia un fenomeno sociale e culturale prima ancora che criminale è evidente fin dall’uso grammaticale del temine: si parla di “mafia”, come nome comune, per indicare una mentalità, un atteggiamento, un modo di relazionarsi agli altri; e poi ci sono le mafie con i loro diversi nomi propri: Cosa nostra, ’Ndrangheta, Sacra corona unita, Società foggiana e così via. Nel linguaggio corrente i due piani spesso si intersecano, col rischio, però, di generare una confusione concettuale di cui le stesse organizzazioni mafiose si sono sempre avvantaggiate. “La mafia non esiste” è stato il refrain durato per decenni, proprio perché era difficile trovare un nesso diretto e giudiziariamente rilevante tra un comportamento diffuso e specifiche azioni delittuose. Nel definire con precisione la natura del fenomeno e l’organizzazione, la struttura gerarchica, i rituali e le “specializzazioni” delle diverse organizzazioni mafiose, questo libro, frutto da una parte della lunga esperienza investigativa e dall’altra di quella di insegnamento dell’autore, svolge un compito chiarificatore e didattico allo stesso tempo. Perché proprio oggi che la mafia non viene più percepita come un’emergenza nazionale – agire lontana dai riflettori, del resto, è proprio la sua modalità di (non) comunicazione – conoscerla e capirne i segreti diventa un’urgenza morale.

PIERNICOLA SILVIS, AUTORE DEL NOIR E TRUE CRIME ITALIANO
Laureato in Giurisprudenza nel 1978, è quasi subito Poliziotto. Dal 1981. E subito come Dirigente anche di Squadra Mobile. E poi Questore. Prima di Oristano e poi di Foggia. Sempre in territori difficili e caratterizzati dalla lotta alla criminalità organizzata.
Per lavoro ha girato l’Italia e della Penisola conosce usi e costumi, abitudini buone e meno buone dei meridionali, dei papalini, degli isolani e dei settentrionali. Di molte cose fatte è orgoglioso, di altre meno. Come tutti, in fondo.
La professione e i continui spostamenti di sede gli regalano un bagaglio di conoscenze ed esperienze tali da consentirgli di cominciare a pensare di poter fare narrativa, il sogno di quando era ragazzino.
All’inizio degli anni 2000 scrive un romanzo che, per una di quelle imperscrutabili autostrade che solcano la vita, viene pubblicato prima da Fazi e poi da Mondadori. Senza aiuti di alcun tipo: spalle dritte, insomma.
Il romanzo è “Un assassino qualunque”, un thriller che ha come argomento la pedofilia violenta, tradotto in spagnolo e tedesco.
Sempre Fazi gli chiede di scrivere, nel 2008, “L’ultimo indizio”, un poliziesco basato su un’indagine in cui ha realmente lavorato nel 1992.
Nel 2010 pubblica, questa volta con Cairo, “Gli anni nascosti”, una spy story ambientata in Italia, rieditato nel 2019 in ebook da SEM con il titolo “LA RETE KSENOFONT”.
Nel gennaio del 2017 esce “Formicae”, edito dalla neonata Società Editrice Milanese (SEM). E’ un thriller ambientato nella malavita foggiana, in cui compare per la prima volta il personaggio del poliziotto Renzo Bruni. E’ il primo romanzo di una trilogia, chiamato Trilogia delle Croci, che vede protagonista il poliziotto Bruni e la città di Foggia. Il secondo è “La Lupa”, uscito nel settembre 2018. Bruni torna ancora ne “Gli Illegali”, ambientato a Napoli, in un sottobosco torbido che unisce avvocati, magistrati e altri pezzi importanti dello Stato.
Il 5 novembre scorso è uscito “Storia di un figlia”, sempre per SEM, e il 26 agosto del 2021 “LA PIOGGIA”, una battaglia fra lo stato italiano e la ‘Ndrangheta, la mafia più potente del mondo, con protagonista ancora Renzo Bruni.
Piernicola Silvis ha pubblicato anche dei racconti.
Dal dicembre 2018 è opinionista su tematiche relative alla sicurezza per il blog del “Fatto Quotidiano online”.
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