GLI ILLEGALI: COME E’ NATO
Dopo aver pubblicato “La Lupa” era necessario ridare a Renzo Bruni il ruolo che gli compete. Appartiene allo SCO, il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ufficio che ha competenza in tutto il territorio del paese, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, ma in Formicae e La Lupa si era bloccato a Foggia. Ero contento che lo fosse, naturalmente.
Foggia è la mia città ed era giusto che qualcuno prima o poi scrivesse di questa terra bella e per alcuni versi sfortunata. Ma Bruni non poteva restarci avvitato, il ruolo del personaggio sarebbe stato snaturato.
Insomma, era arrivato il momento di fargli cambiare aria. Occorreva scegliere un’altra città in cui ambientare la prossima storia di Renzo, e ci ho pensato molto su. Bari no, c’erano già Carofiglio e Genisi, a Roma c’era De Cataldo, a Bologna Lucarelli e Macchiavelli, a Milano non ne parliamo…
Restavano Torino, Palermo, Firenze e Napoli. Torino la conosco pochissimo, Palermo per niente. In Firenze so destreggiarmi, ma non escludo di ambientarvi un prossimo romanzo. Restava perciò Napoli. Certo, è una delle città più raccontate al mondo, con Saviano, De Giovanni, poi Ferrante e via via una lunga scia di scrittori e sceneggiatori. Ma la conosco abbastanza bene, e so che tutto ciò che capita a Napoli in poche ore la ritrovi sul “Los Angeles Time”.
Il rischio era di confrontarmi con altri scrittori molto più importanti di me, ma lo sapete bene, quando uno ama il rischio ama anche sfidarsi, così decisi: il prossimo romanzo di Bruni sarebbe stato ambientato a Napoli.
Ma quale storia sarebbe stato giusto narrare in quell’affascinante metropoli? Anni fa buttai giù un romanzo che mi piaceva (ovvia, direte voi: lo hai scritto tu!), ma era troppo surreale per poter aspirare alla pubblicazione e infatti non fu pubblicato. Ma nel plot c’erano alcuni ottimi spunti da sfruttare in una nuova storia.
Il titolo, intanto: “Gli Illegali”, un gioco di parole con “legali” (per intendere gli avvocati) che mi aveva sempre divertito.
Poi c’era la trama che appunto riguardava un avvocato cinico e allo stesso tempo in preda alla disperazione, un personaggio che non sai se guardare con disprezzo o con commiserazione.
Cannibalizzando quel romanzo inespresso, acchiappai entrambi gli spunti e li gestii in modo più maturo rispetto a come avevo fatto anni prima.
Così nacque Manuel Capone, un avvocato da dimenticare, un professionista che si macchia inspiegabilmente dell’omicidio di un suo importante cliente. Bruni e i suoi, naturalmente, indagano con le inevitabili e spesso imprevedibili direzioni che di solito prendono le storie che escono dalla mia mente.
Il titolo piacque all’Editore, così restò “Gli Illegali” ma eliminai ogni forma di surrealtà. In seguito andai a Napoli per qualche giorno per vivere la città e scriverne al meglio. Alla fine il romanzo lo scrissi e andò alle stampe.
Fui molto contento quando Marco Perillo, scrittore e giornalista del Mattino di Napoli (ciao Marco) in un’intervista chiese “Ma quanto tempo hai vissuto a Napoli?”. “Mai” risposi, ma a quanto pare l’avevo descritta così bene da lasciargli credere di averci vissuto. Piccole soddisfazioni autoriali.
Be’, sapete come è andata a finire? Che Gli Illegali ha vinto il Premio Selezione Bancarella del 2020 e il Premio Garfagnana in Giallo 2019. C’è di peggio a questo mondo, no? Per adesso vi saluto e vi auguro un fantastico pomeriggio.
Besos, Pierni

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